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Santino Di Matteo è il primo pentito di mafia ad aver raccontato la strage di Capaci.  Per metterlo a tacere, Totò Riina e Giovanni Brusca sciolsero nell’acido suo figlio Giuseppe.  Dopo 23 anni di carcere, la Corte di Cassazione ha negato i domiciliari per Brusca nonostante il parere favorevole della Procura Antimafia.  «Io e Brusca abbiamo ucciso assieme – racconta Di Matteo a Sandro Ruotolo -. Poi lui ha sequestrato mio figlio Giuseppe perché non voleva parlassi».  «Dopo il pentimento di Brusca – continua Di Matteo – incontrai la moglie con il figlio e bloccai l’altro mio figlio, Nicola, che voleva vendicarsi».  «Io ho sempre chiesto perdono alle mie vittime, ma da Brusca il perdono non lo accetterò mai – afferma ancora Di Matteo – e non credo minimamente al suo pentimento».

Nelle stragi di mafia del 1992 persero la vita 21 persone, tra cui i giudici Falcone e Borsellino. Il 14 dicembre del 1993, in una conversazione tra il pentito della strage di Capaci Santino Di Matteo e sua moglie, si parla di infiltrati della polizia nella preparazione della strage di via D’Amelio. Attraverso la voce del pentito Santino Di Matteo, del commissario Rino Germanà e di Maurizio Costanzo, entrambi vittime di attentati falliti, dell’avvocato Rosalba di Gregorio, difensore di Bernardo Provenzano e altri boss, e di TIna Montinari, vedova del caposcorta di Falcone, ricostruiamo 25 anni di depistaggi e punti oscuri che hanno ostacolato la ricerca della verità.

Il Ministero dell’Interno ha tolto la scorta al giornalista Sandro Ruotolo, storico collaboratore delle trasmissioni di Michele Santoro, minacciato dalla Camorra per le sue inchieste. “Io so solo così so fare il giornalista” racconta Ruotolo “stare sui territori, raccontare, intervistare, cercare la verità. Vorrei continuare a poterlo fare”. Sono molti i messaggi di solidarietà arrivati in queste ore al giornalista campano da colleghi, esponenti del mondo della cultura e dalla politica, con in testa il vice premier Luigi Di Maio che ha definito “assurda” la decisione di togliere la protezione a Ruotolo. Anche Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ha chiesto al Viminale di rivedere questa decisione mentre Lo scrittore Roberto Saviano, anche lui sotto scorta per aver raccontato gli affari dei Casalesi, ha sottolineato come le minacce del boss Michele Zagaria non abbiano scadenza, visto che non si è mai pentito né ha mai collaborato con le autorità. La redazione di Michele Santoro si stringe intorno all’amico e collega Sandro Ruotolo nella speranza che presto possa tornare al suo lavoro di inchiesta e di ricerca della verità. Maggio 2015: Sandro Ruotolo è sotto scorta Il giornalista di Servizio Pubblico Sandro Ruotolo è sotto scorta. La decisione è stata presa dal prefetto di Roma, Franco Gabrielli, in attesa della riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Le minacce di morte per il giornalista televisivo sono arrivate dal capo del clan dei casalesi, Michele Zagaria. Il boss intercettato in carcere dice: “‘O vogl’ squartat’ vivo”. All’origine delle minacce c’è questa intervista a Carmine Schiavone. Il giornalista di Servizio Pubblico Sandro Ruotolo è stato minacciato di morte. Michele Zagaria, capo dei Casalesi, è stato intercettato in carcere mentre diceva “‘O vogl’ squartat’ vivo” riferito al nostro vicedirettore. Ma lui non ha paura: “Se tu sei da solo a raccontare, sei esposto. Se siamo in tanti, il rischio si annulla. Se di Terra dei Fuochi e del clan dei Casalesi è solo Servizio Pubblico a parlarne, è chiaro che la minaccia si concentri solo su di noi”. E poi ringrazia i tantissimi messaggi di solidarietà ricevuti: “Il più bello? Arriva dal Sulcis…”. #stoconSandro Sandro Ruotolo non ha paura: “Se tu sei da solo a raccontare, sei esposto. Se siamo in tanti, il rischio si annulla. Se di Terra dei Fuochi e del clan dei Casalesi è solo Servizio Pubblico a parlarne, è chiaro che la minaccia si concentri solo su di noi”. E poi ringrazia i tantissimi messaggi di solidarietà ricevuti: “Il più bello? Arriva dal Sulcis…”. La reazione del web alla notizia delle minacce al vicedirettore di Servizio Pubblico Sandro Ruotolo. Foto e frasi a favore del giornalista minacciato di morte dal boss Zagaria.