Spaceman
Propaganda Salvini

Indovinate un po chi cavalca l’onda della psicosi corona virus che in ITalia sta dilagando? Matteo Salvini ovviamente, il manipolatore di disperazione, il creatore indiscusso di caos. Per Matteo l’unica cosa importante è fare qualche voto in più, del resto non gliene frega niente. Oggi mi sono imbattuto in uno dei suoi post terroristici su twitter. Ha sentito parlare della nuova influenza il corona virus ed ha trovato un ottima occasione per fare un po di terrorismo psicologico sulle menti nude dei poveri italioti, che dal tubo catodico di Silvio sono passati direttamente allo smartphone di Matteo (il passo è breve).
Matteo si sa, riesce ad essere comunista, fascista, tutto quello che vuoi tu l’importante è fare engagement (è un figlio di Mike, in un altra vita faceva televendite con le pentole).
E’ un po come un famigerato sindaco delle mie zone che tiene ancora accese le lampadine di natale per il paesino (siamo quasi a febbraio) in barba ai canoni del risparmio energetico, per mera demagogia e megalomania (ultimamente si è fatto premiare come miglior sindaco da un giornale locale online irpino, si farebbe uccidere per un passaggio in tv (o pagherebbe il doppio della normale tariffa non dovuta).
gli italioti hanno l’anello al naso, Silvio Docet.
#mavevulitescetà?

Li ricordo quei tempi, e ricordo esattamente la sensazione di grande liberazione che ho provato. Eravamo e siamo un paese corrotto, ma all’epoca si poteva vedere ad occhio nudo. Quell’atteggiamento era la normalità, e la vera anomalia era rappresentata da quel magistrato contadino che si veste da fesso e aggiunge “scarpe grosse e cervello fino”, ignorando forse molti fattori che hanno giocato a suo favore nella sua inchiesta. Ma questa è un altra storia.
Sta di fatto che dopo anni di razzie, finalmente quella corruzione era stata portata alla luce.
Al Sud la percezione dell’assalto alla diligenza di quella classe politica era palesemente visibile ogni volta che c’era un bottino pubblico da spartirsi. c’era una terribile commistione tra la politica e la criminalità organizzata dell’epoca.
Non salvavano nemmeno le apparenze, consapevoli che quel mix di ostentazione di potere, ricchezza e intimazione al voto, portava al successo elettorale, quindi altre scorpacciate di soldi pubblici.
Ed infatti i soldi a pioggia cadevano su tutti quelli che in qualche modo partecipavano al banchetto (il terremoto dell’Irpinia non era molto lontano), nullafacenti costruivano le proprie ville, ed andavano in giro con macchine lussuose, nessuno li controllava. Le faide erano continue sulle carcasse che cadevano dall’alto già mezze spolpate dalla politica.
Intorno ad esse vigeva la legge del più forte, ogni clan cercava di accaparrarsi il pezzo più succulento e carnoso e nessuno osava protestare, chi lo faceva veniva ucciso. Questa è la fottuta storia che non vi racconta nessuno, perché è rimasto tutto così com’era. La storia della Prima Repubblica non è stata ancora raccontata perché non è mai finita. Sono solo cambiati i soggetti ed i metodi ma la sostanza è rimasta la stessa: corruzione, corruzione, corruzione.
Anzi questo breve sprazzo di luce nella storia Repubblicana era probabilmente fortemente voluto da chi la tramava da troppo tempo: la P2 e le mafie hanno scritto la storia successiva che ci porta fino ad oggi, cancellando una classe politica figlia di quella Costituente, che aveva dilapidato tutto il patrimonio di principi etici dei padri fondatori a favore dei propri conti correnti aperti nei paradisi fiscali. Quel sistema smantellato apparentemente da Di Pietro, ha lasciato in eredità attraverso le sue clientele una rete impenetrabile di cellule dormienti nei punti chiave della società.
Sono loro (dirigenti, funzionari, giornalisti) parte dell’ establishment, che tengono in equilibrio un sistema che dona loro grandi privilegi, riportandolo sempre al punto di partenza, tra le mani di quelli che possono garantire la stabilità del loro Status.
Finché questa rete rimarrà in piedi nessuna rivoluzione sarà possibile nel nostro paese.
Chi vorrà farlo non dovrà mai fare alleanze con nessuno di loro.

Mentre vi scrivo nelle sale cinematografiche viene proiettato Hammamet, un film che cerca in qualche modo di descrivere la figura di Craxi durante l’esilio-latitanza nella sua villa costruita in Tunisia, che lo vedrà morire nel giro di pochi anni,


Al momento della morte Craxi aveva collezionato due condanne definitive (5 anni e 6 mesi per corruzione nell’inchiesta Eni-SAI, 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito della Metropolitana Milanese) .

Benedetto Craxi Il testamento inedito

MONTANELLI TANGENTOPOLI